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vita comunitaria

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"Oh, quanto è bello e quanto è soave che i fratelli vivano insieme!"

(Salmo 133, 1)

"Particolarmente significativa è la testimonianza dei contemplativi e delle contemplative. Per loro la vita fraterna ha dimensioni più ampie e profonde, che scaturiscono dall'esigenza fondamentale di questa speciale vocazione, ossia quella di cercare Dio da soli nel silenzio e nella preghiera. L'attenzione costante a Dio rende più delicata e rispettosa l'attenzione agli altri membri della comunità e la contemplazione diventa una forza che libera da ogni forma di egoismo. La vita fraterna in comune, in un monastero, è chiamata ad essere un segno vivo del mistero della Chiesa: più grande è il mistero della grazia, più ricco è il frutto della salvezza" (Vita fraterna in comunità, CIVCSVA).

La vita comunitaria è sempre vissuta con grande intensità nelle nostre case, per riflettere il grande comandamento della legge di Dio "amare Dio sopra ogni cosa e il prossimo come se stessi" (cfr. Mc 12,31). Il silenzio - esterno e soprattutto interno - che si vive durante la giornata è "rotto" solo nei momenti di ricreazione.

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È in questi momenti che deve risplendere la virtù dell'eutrapelia; infatti, secondo San Tommaso, il riposo, lo svago e il gioco "devono essere soppesati dalla ragione". E poiché ogni abitudine che funziona secondo ragione è virtù, ne consegue che ci può essere virtù anche nel gioco, che il Filosofo chiama eutrapelia. E l'uomo che ha la grazia di trasformare le parole e le azioni in una fonte di piacere è chiamato eutrapelico, una parola che deriva dalla parola "buon giro di parole".

Questa virtù manifesterà la gioia spirituale e soprannaturale di chi ha contemplato l’appassionante mistero del Verbo Incarnato.

Le ricreazioni delle contemplative saranno quindi un riposo per l'anima e un'occasione per praticare le virtù, acquisire meriti e promuovere la vita comunitaria.

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